29/01/2012

Onde o Tejo se faz ao mar -Dove il Tago diventa mare

Dall' altra parte del ponte 25 de Abril le cose cambiano prospettiva.
La città appare un tutt'uno con l'acqua, quel fiume imperioso che qua diventa mare, come recita il cartello posto all'inzio del marciapiede. Macchie di barche colorate spiccano nel blu, bianco e d'oro il profilo del quartiere di Belém da dove partivano le navi per i nuovi mondi. 
L'altrove sembra così vicino da qui.
A guardare bene in alto sulla destra s'intravede anche il Palácio da Ajuda (dove sono stata anche quella sera): è lì che oceanstwo è nato, tra il palazzo e quell'enorme distesa verde alla sua destra che è il Parque Florestal de Monsanto.




Queste barchette di legno si chiamano "Bel vivere", "Viva la vita", e sanno i segreti della gente di mare. Non riesco a staccare gli occhi  dai loro colori. Sembra una festa di luce.



A Porto Brandão tutti mangiano immense grigliate di carne o di pesce chiamate carvoadas, servite a tavola in una specie di pentola corredata di braciere ardente, da cui i commensali si servono direttamente. Una volta terminato il pranzo, i camerieri portano gli arroventati orpelli a raffreddarsi sul marciapiede. 
Una fila indiana di bracieri roventi! Attento a dove metti i piedi.




Noi, volendo mangiare poco, ci dirigiamo verso la caldeirada, una zuppa di pesce servita -senza lesinare sulla quantità- direttamente nella classica pentola di alluminio, miracolosamente con prezzemolo e non coriandolo.  
Non ho toccato cibo per le successive 24 ore.




Ritornare dall'altro lato è sempre una grande emozione, con la città che si stende prima davanti nel suo biancore indistinto e poi si fa man mano più dettagliata; l'auto che va sul ponte la spia correndo attraverso la travata, per poi sparire in un groviglio di strade e di luci.





23/01/2012

Un pacco di felicità

E' arrivato! Lo aspettavo per venerdì, si è fatto attendere e desiderare...ma alla fine ce l'ha fatta!
Il pacco ha macinato più di 3000 Km per venirmi a trovare.
L'ho accolto con gioia e commozione, mi dispiaceva quasi aprirlo. Quando poi mi sono decisa a farlo, è stato come tuffarsi in profumi, sapori e ricordi che non mi abbandoneranno mai.

Eccolo qua, durante la contemplazione devota (come vedete è un paccone!):




L'ingegnoso mittente aveva approntato un accrocchio con una corda per creare un manico ed agevolare il compito dei facchini, sperando così che non lo sbattessero troppo. Ha centrato l'obiettivo!
Mentre lo svuotavo era una festa. Sembravo una bimba entusiasta, scartavo e sbustavo e fotografavo. Mai stata così contenta per un pacco. E' il primo da quando sono qua, e mi ha riempito il cuore.

Questo è solo un campione di quello che c'era qua dentro. Quasi tutto è duplicato, ed inoltre ho lessato una busta di cime di rapa e una di catalogna, verdure che adoro e che qui non si trovano manco a peso d'oro. 



Da sinistra, fila dietro, vi presento: un pacco di orecchiette, uno di pizzoccheri (dalla mia permanenza in Lombardia ho ereditato l'amore per loro), il corner merendine della colazione e biscotti-seri-altro-che-qua, un pacco di troccoli (simili a dei grossi spaghetti), una melanzana viola, di quelle dolci, tipo tunisino che dice "Sicilia" da lontano, i taralli pugliesi, i peperoni cruschi, un pacco di cioccolatini con limoncello, strega, cuneesi al rhum (altra eredità golosa di Pavia),  o crema nocciole a scelta, la provola affumicata, corner formaggi e salumi, con lo speck e il salame piccante autoprodotto in bella vista,  gli immancabili biscotti siculi, cucciddati e col sesamo. 
E poi cannella, pinoli, capperi, in un tripudio di sensazioni!

C'erano anche: un regalino da una meravigliosa sorella e fidanzato -un refrigeratore per bottiglie di vino- i rassicuranti calzini comprati dalla mamma e un commovente cappello di lana fatto a mano da una dolcissima zia.

Ho fatto il pieno davvero, in tutti i sensi.

21/01/2012

Con la testa per aria: Insegne di Lisbona 2

Seconda puntata di "Con la testa per aria" (la prima la trovate qua).
Mi sono resa conto che, oltre alle insegne, è molto divertente scovare cartelli e annunci vari che quindi rientreranno nella categoria "outsiders".
Il cartello appeso alla porta di questo negozio del centro ormai chiuso assicurava la biancheria più economica in circolazione.



Le finestre di alcuni palazzi invitano a cose belle (questa è un po' ardua, ma ci si prova).



Questo è decisamente più fattibile.



Un inquietante gatto con gli stivali d'altri tempi passeggia sulla vetrina di un bar con una bottiglia di vino Borges sottobraccio (a quanto pare i fondatori di questa casa vinicola nel Nord del Portogallo sono dei gattari convinti: esiste attualmente anche il vino Gatão, raffigurante un gatto sull'etichetta). 




Una volta qui c'erano diverse fabbriche, specie nelle zone con diretto accesso al Tejo e quindi con sbocchi portuali. Molte sono state adattate ad altro in un processo di recupero e riqualificazione urbana molto interessante, lentamente in atto in città. Molte sono in rovina. 
Purtroppo o per fortuna? Difficile a dirsi, però sta di fatto che il fascino di Lisbona sta anche in questi relitti lasciati lì come testimoni del tempo che passa inesorabile per tutto e per tutti. Baluardi del tempo e dei suoi effetti sfiguranti che non bisogna sempre e per forza cancellare.
Questa era una fabbrica di tessuto cerato aperta intorno al 1923.


Bighellonando in giro, mi sono resa conto che è meglio non dimenticare la macchina fotografica a casa, perché  poi è quasi impossibile ricordarmi dove avevo visto quella cosa che andava assolutamente fotografata. Salvo alcune eccezioni. Mi sono imbattuta in questo cartello una mattina che andavo in posta a ritirare una lettera (eh sì, c'è ancora qualcuno che me ne manda, per fortuna...anche se raramente). Tragedia: non avevo la macchina con me!
Ci sono tornata qualche tempo dopo perché è vicino casa, sperando che non l'avessero tolto.




Dice "Vendo candeggina 5 litri a 2 euro. Candeggina fatta in casa (molto buona) (Portatevi le damigiane)".
Candeggina genuina a litri, a quintali! M'immagino intere vasche di candeggina pronte per essere vendute, ottima e sana candeggina casalinga. Voi portate le bottiglie e loro ve le riempiono. Costa pure poco. Ah, come sono lontani i tempi in cui abitavo nel Chianti ed andavo con le bottiglie dal contadino dietro casa che me le riempiva di vino...

E cercando in rete ho visto che non è l'unica a produrne: a quanto pare è una buona maniera per riciclare la cenere del camino. Un business ecologico, insomma. 



16/01/2012

Vino rosso dentro (e fuori) una torta al cioccolato

Metti che per una cena tra amici di una domenica sera venga voglia di pasticciare. 
Spulciando tra le ricette una ti stuzzica su tutte: la torta al vino rosso e cioccolato. E ricordi che avevi mangiato qualcosa del genere un'unica volta anni prima, ad una festa nelle colline toscane. 
E allora perché non provare?

Tutto quello che serve è:
180 g di zucchero di canna+ 50 di zucchero bianco
2 uova intere e un tuorlo
170 ml di vino rosso (la ricetta che ho trovato prevedeva 70 ml, ma a me francamente pareva una quantità irrisoria, allora ho alzato il gomito, ed ho usato una Touriga Nacional / Cabernet Sauvignon 14% -un giorno parlerò dei vini portoghesi-)
150 g di farina 00
60 g di cacao amaro (la ricetta ne prevedeva meno, ma per compensare l'alzata di gomito...)
1 bustina di lievito
cannella e semini di vaniglia ad libitum, 1 pizzico di sale
100 ml di olio di semi di arachidi (invece del burro, perché lo preferisco, in quanto rende l'impasto più soffice e lo mantiene tale a lungo).

Mescolate le polveri da una parte e i liquidi con le uova da un'altra. Non vi dispiacete troppo per il fatto di dover sacrificare tutto quel vino: va nel dolce, mica lo state buttando (anche se presumibilmente l'alcol evaporerà tutto in cottura, pazienza). Unite i due composti amalgamando bene e cuocete in forno a 170° per 40 minuti. Una volta raffreddato, spolverizzare con zucchero a velo. E' di certo più divertente se al supermercato trovate una confezione carina e vintage come quella che ho trovato io, con l'elefantino.


L'ho accompagnato con una cremina di quark e zucchero a velo (il quark è un formaggio simile alla philadelphia, meno compatto e un po' più acido) e con dei lamponi.

Domanda fatidica: si sente il vino? 
Risposta diplomatica: Il vino esalta il sapore del cioccolato e lascia un aroma persistente (la torta emanava dei profumi tentatori specie quando era calda...è stato un attentato continuo da quando l'ho sfornata la mattina fino alla sera quando è stata fatta fuori). 
Risposta del dopo cena: Se mangiate la vostra fetta la sera dopo una cena durante la quale vi siete scolati mezzo litro di vino rosso difficilmente sentirete alcunché, ma la torta scenderà bene ugualmente. Ha una bella consistenza liscia e umida. Alcuni faranno anche il bis.
Risposta del giorno dopo: Si sente ed è piacevole, esalta il sapore del cioccolato ecc ecc, ma credo che come dolce sia meglio come dopo pasto piuttosto che da inzuppare nel latte. 

Quindi se voleste discernere il sapore del prezioso liquido nel dolce l'ideale sarebbe gustarlo dopo una cena sobria. Non me la sento di consigliarvelo però, perché sarebbe una cena triste.



Quindi il tocco fusion della serata: l' unica foto di una fetta servita in elegante piatto di plastica, robe che una foodblogger seria si andrebbe a nascondere! Meno male che non lo sono.
(Gentile concessione di Silvia Fmv).




08/01/2012

La pizza dal vangelo secondo me

La pizza è un alimento conosciuto in tutto il mondo, imitato, reinventato, copiato, stroppiato ahimè. Una volta qui mi è capitato di andare a pranzo con alcuni colleghi che promettevano pizze strabilianti e calzoni succulenti in un ristorante italo-indiano (concetto fusion abbastanza diffuso in città), mentre noi italiani storcevamo il naso diffidenti. E infatti. Nel menù, resteranno indimenticate la "pizza galletto" (con pezzi di pollo) e la pizza "mafiosi" con un'accozzaglia di ingredienti tale da rientrare nell'estetica kitsch culinaria.
Ora, d'accordo che il frango qui è sul podio delle carni e ok, lo sanno fare anche bene arrostito, ma come spiegargli che il "galletto" non va d'accordo né con la pizza né con la pasta? 
Le penne galletto erano in bella vista nel menù, e ho scoperto che nell'intimità delle loro cucine i portoghesi ne preparano pentoloni.
La pizza è un credo, ed io, rispettando le mie origini campane, professo la mia fede napoletana. Del resto, paese che vai pizza che trovi, anche in Italia: ognuno ha la sua ricetta.
Ho vissuto in città ostili al magico impasto di lievito e farina: a Bologna le pizze mediamente dopo 5 minuti erano buone solo per giocarci a frisbee; a Siena avevo scovato la mia pizzeria verace napoletana con forno a legna, ed era solo quella (i toscani increduli non potevano concepire come a me piacesse una pizza che sotto "non fosse ben cotta", ma loro sono vittima di un atavico imbroglio che li porta a confondere la pizza col cracker, poveri); a Pavia ricordo una triste pizza  take away che faceva pendant con le tristi strade di una città deserta di fine luglio. 
Però a Milano ho mangiato una bufala da urlo. Normale, ormai, la pizza è l'emblema del cibo globalizzato: manco a dirlo, tra i pizzaioli più bravi del mondo c'è stato anche un giapponese. 


Ogni tanto comunque me la faccio da me. La ricetta la scovai anni fa su un forum di cucina, dove una paziente ed imperterrita napoletana trapiantata fuori aveva meticolosamente fatto e rifatto esperimenti scientifici per riprodurre una pizza che fosse il più simile possibile a quella "vera".
La ricetta prevede (per 4-5 pizze tonde: eh sì, se faccio la dose intera dopo mi tocca mangiare pizza per 3 giorni di fila):
800 gr di farina 0 (chi può scegliere userà una media forza W 240-260)
16 gr di lievito fresco (panetto)
50 cl di acqua tiepida
25 gr di sale (1 cucchiaio colmo e un altro pochino)
Tutto qua. Niente olio, niente latte, niente fecola. Se ci mettete uno di questi ingredienti, non fatemelo sapere: sono una talebana della pizza, non me lo scorderei.

Mescolate l'acqua tiepida con il lievito e poi aggiungete 100 gr di farina. In seguito aggiungete anche la farina restante col sale e cominciate a lavorare la pasta (se dovesse risultare troppo appiccicosa, ritoccate con un altro po' di farina). Quando la pasta sarà pronta (circa 20 min di impasto), mettetela a lievitare al caldo. Io di solito la copro con uno strofinaccio e la avvolgo in una coperta calda. Scordatevene per un'ora.
Trascorso tale tempo, ricordatevi della creatura sotto le coperte e andate a vedere come sta. Fatele i complimenti per com'è cresciuta bene e senza farle troppo male formate 4-5 panetti che coprirete con la solita coperta e dei quali vi scorderete per un'altra ora e mezza.  In realtà, dopo 40 minuti dovreste andare a ricomporre il panetto, cioè prendere la pallina di pasta con le mani infarinate e chiuderlo sotto a fagottino (procedimento che serve per sviluppare i gas che formeranno il cornicione), ma se non lo fate vi perdono. Sotto sotto ho un cuore d'oro. E il cornicione viene lo stesso. 
Intanto avrete acceso il forno al max della temperatura. 
Stendete la pasta partendo dal centro e andando verso i bordi su un'adeguata teglia leggermente unta (io ne ho comprato una favolosa antiaderente coi buchi sotto che fa passare il calore in maniera uniforme, ma per anni ho fatto senza), condite a piacimento e mettete a cuocere. Dopo 5 minuti accendete anche il grill. 
Se tutto va bene e il forno collabora la pizza è pronta in una decina di minuti, comunque attendete fino a quando non sarà dorata.
Tagliatela e azzuffatevi per assicurarvene un pezzo. Non badate alle ustioni che vi procurerete: fanno parte del folklore.

Vi presento la mia creatura:




02/01/2012

Primi Giorni del Nuovo Anno / Celebration

E così è iniziato un nuovo anno. Il primo giorno gli oceanstwo se ne sono andati in giro per la città deserta, passando per un posto magico, tra i loro preferiti, specie quando non c'è nessuno e si può andare tra gli alberi e le fronde a scoprirne qualche nuova forma. 
E poi, è qui che cominciò tutto.
E penso che sia davvero bello scambiarsi idee ed immagini ogni giorno tramite il mio e i vostri blog.
Da allora ne sono cambiate di cose. Il mercato non lo fanno più, è venuta e passata un'estate bellissima, e ora che ci ritorno in inverno mi sembra che un ciclo si sia compiuto.
Una cara amica che ho conosciuto in questa magica città tornerà presto in Italia. 
Tu lo sai che mi mancherai, Ligi!

Oggi poi è iniziata anche una nuova vita: è nata la bimba di un' amica conosciuta ai tempi dell'università a Bologna, con la quale ho condiviso tutto, una di quelle persone che mi fa davvero pensare che la vita senza l'amicizia sarebbe davvero poca cosa. 
Benvenuta, piccola A! 



"Wanna wash away my sins
in the presence of my friends"

dicono gli Arcade Fire. Forse davvero si può.


Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...