22/06/2011

Arroz de polvo



Riprendo la rubrica dedicata alla cucina con un piatto tipico della tradizione marinara portoghese: riso con polipo.

Avrei dovuto intitolare questo post "Polvo arroz", termine che nella lingua parteno-portoghese significherebbe polvo "arrostito".. che però non esiste, se non nella fantasia di chi l'ha coniato.

Ed è perciò che questo piatto lo dedico a lui, all'ideatore del polvo arroz!

Per 4 persone:

1.5 Kg di polipo
20 cucchiai di riso
1 bel bicchiere di vino bianco
1 grossa cipolla
400 gr di pomodoro (preferibilmente pelato e privato dei semi) tagliato a cubetti
mezzo peperone di quelli grossi tagliato a cubetti
mezzo bicchiere di olio evo
2 spicchi d'aglio
coriandolo fresco (qui è comunissimo; per chi non lo amasse, va bene anche il prezzemolo)
2 foglie di alloro
polvere di peperone piccante (se non l'avete va bene anche un piccolo peperoncino secco o la salsa piri piri)
sale se necessario

Pulite e cuocete il polipo. Deve diventare morbido (quindi per un polipo da 1.5 Kg io calcolo un'ora abbondante di bollitura). Quindi tagliatelo a pezzetti. Solitamente io lo taglio quand'è cotto perché faccio meno fatica, ma si può fare anche prima di metterlo in pentola. Non buttate l'acqua di cottura.
In una casseruola fate un leggero soffritto con olio e tutte le verdure a pezzetti, aggiungete il vino e il riso. Dopo 1 minuto allungate il tutto con l'acqua di cottura del polipo e fate cuocere con l'alloro. Se necessario durante la cottura aggiungete acqua: la preparazione deve risultare abbastanza brodosa. Cinque minuti prima di terminare la cottura del riso aggiungete anche il polipo a pezzetti e regolate di sale, se occorre. A cottura ultimata spolverizzate di coriandolo -o di prezzemolo-, fate riposare 10 minuti e servite.



21/06/2011

Dining in California













Tra piantagioni sterminate di black, red and blueberries, fragole, pesche, mercati di frutta e verdura biologica, succhi di frutta saporitissimi e ad altissima densità, carni da allevamenti biologici e chi più ne ha più ne metta, non si può certo dire che la California sia la patria del junk food. I californiani sono attenti a tutto ciò che è green, riciclano tutto (dai sacchetti per la spesa alla carta, dai vestiti ai mobili, tant’è che ciò che per noi è vintage per loro è davvero uno stile di vita, come testimoniano gli innumerevoli negozi del settore).
San Francisco in particolare è un’oasi ecologica e anche un’oasi culinaria, c’è sempre l’alternativa veggie e un’ampia scelta di ristoranti di ottimo livello, con cucina da tutto il mondo e anche specialità locali. Senza dimenticare che le zone collinari a nord della baia producono vini di eccellente qualità. Detto questo, è chiaro che i fast food rappresentano una grossa fetta dell’offerta, e la cosa più scabrosa per le mie pupille è stato vedere nel menù di una nota catena a Santa Barbara una coppa di gelato alla vaniglia con un top di pancetta e sciroppo d’acero -il maple bacon sundae-. Roba per stomaci forti e palati anestetizzati!

Molto più interessanti per me i saloon nel mezzo del nulla, insospettabili, dove aprire la porta d’ingresso è come entrare in un mondo fermo ai ruggenti anni ‘50, dove gli avventori al bancone si mettono a conversare con te in maniera affabile, spiegando le loro ragioni per essersi trasferiti da una metropoli come Los Angeles al più profondo deserto. Tutti pronti a dispensarti un sorriso, tra una birra, un hot dog, un pezzo di corn bread (trascurarando la cremina burrosa d’accompagnamento) e due (duedue) buffalo wings.



I dolci tradizionali sono troppo pesanti e burrosi per i miei gusti: non sono riuscita a mangiare un "English muffin" davvero grassissimo (mentre non ho nulla da eccepire sugli American muffins, di cui ho ampiamente approfittato). 
Non ho potuto evitare di assaggiare i pancakes, di cui ho poi elaborato anche una mia ricetta ormai collaudatissima..ma questo è un altro post.



19/06/2011

Lì a Sud

..Un racconto di luoghi e persone che abitano i miei spazi.







13/06/2011

O santo, a sardinha e a menina

Un lungo weekend lontano dalla routine lavorativa è l'ideale per rimpossessarsi del centro di Lisboa in tram e per fare una pausa esplorando qualche nuovo locale, mentre impazzano i festeggiamenti per os santos populares.



A sardinha è la regina di questo periodo dell'anno: l'odore della sardina alla brace è ovunque, e sue raffigurazioni artistiche di cartone sono appese in ogni angolo della città. Raffigurazioni che hanno vinto un apposito concorso di selezione (sono centinaia le sardine in gara!) Tutti cercano di accaparrarsene qualcuna da mostrare in casa o al davanzale (io ne alcune sistemate ad una parete in soggiorno).





Quest'anno a menina è di spiagge: e alla sera niente più festa do santo (Sant'Antonio). Ma c'è tempo per rifarsi...

06/06/2011

Em Lisboa há um ano

Domenica 6 Giugno 2010: dopo un estenuante viaggio in auto durato un giorno e mezzo, con una sola sosta per dormire in un motel da camionisti nei Paesi Baschi, mi ritrovavo a guidare nel traffico nel suo calore bianco di luce, senza avere la minima idea di dove fosse casa rispetto all'ennesima uscita dell'ennesimo raccordo autostradale. Poi subito il lavoro, l'estate, le visite dall'Italia, gli amici vecchi e nuovi..fu facile innamorarsi di Lisbona.

In un anno sono cambiate molte cose, ma un anno è volato, e voglio ricordarlo così.

03/06/2011

Crostata di mele e mandorle

Un viaggio mi cambia sempre un pò la vita. Mi piace scambiare piccoli pezzi di me nel mondo con piccoli pezzi di mondo tutti per me. Al prossimo scambio, dunque.

Con questo post apro la sezione cucinare, che è una delle mie passioni, e che, come tutte le grandi passioni, è un fatto instabile, che trascina su per vortici ispirati per poi a volte lasciarti solo, spiazzato, vuoto. Cucinare per me è lasciarsi andare al ricordo per risentire profumi mai dimenticati ma anche tuffarsi nel futuro per immaginarsi sapori e confini nuovi.
Questo post, il primo sulla cucina, non poteva che essere dedicato ad un dolce. Un dolce abbraccio che coccola, una coccola che in quell' occasione era per un mio caro amico venuto a trovarmi in un fine settimana di qualche tempo fa..e glielo dedico ancora.
E' una torta semplice ma al contempo sofisticata al palato, che uno dopo l'altro scopre la fragranza della frolla, la lieve acidità della mela e della cannella per poi rifugiarsi nella scioglievolezza della massa di mandorla, una nuvola. La ricetta è di Adriano di profumo di lievito: un punto di riferimento certo per i foodblogger, dai neofiti ai più navigati.

Link alla ricetta: crostata mele e mandorle di Adriano. E' perfetta. Io ho solo evitato di spennellare di sciroppo la superficie, operazione che tra l'altro serve solo a fini estetici, e che secondo me si può saltare. Per la pasta frolla ho usato la ricetta super-collaudata ed imprescindibile presente nel sito, che ormai da anni è anche la mia.




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